Da15a25
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Dom Mag 26, 2024 4:58 pm
È da un pò di anni che mi chiedo come mai mentre per i giocatori ci sono tutta una serie di norme che regolamentano il fatto che giochino in nazioni diverse da quelle in cui sono nati o dove hanno mosso i primi passi pallavolistici, allo stesso modo nulla è richiesto per i c.t. e membri dello staff.
Il criterio delle nazioni nelle competizioni internazionali è rappresentare il movimento nazionale in quello sport; per quale recondito motivo c.t. e staff dovrebbero essere esclusi dal "movimento"? Essendosi formati e cresciuti in un determinato ambito nazionale perché non ne dovrebbero essere espressione come lo sono i giocatori?
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Lun Mag 27, 2024 9:33 am
Un tema meta-sportivo, ottimo!
Un fattore penso sia quello di accelerare la crescita dei movimenti meno sviluppati, che possono ingaggiare un coach proveniente da paesi più evoluti in una disciplina per recuperare più velocemente il gap.
Un effetto collaterale, credo benefico, è quello di ridurre l'arbitrio delle Federazioni nazionali. Se non prendo un fenomeno di coach per motivi politici o di gelosia rischio di ritrovarmelo contro a evidenziare i miei errori.
Un altro effetto positivo è di valorizzare economicamente i coach di un paese più evoluto sportivamente, dando loro un mercato al quale vendere le loro competenze.
Filosoficamente la questione è più ambigua. Storicamente quello che ha sempre contato è la nazionalità dell'atleta che va in campo, ma nei moderni sport di squadra la direzione tecnica ha un grande peso.
Heinrich
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Lun Mag 27, 2024 3:33 pm
Fondamentalmente perché a rappresentare la nazione è l'atleta e non l'allenatore.

Filo ha scritto:ma nei moderni sport di squadra la direzione tecnica ha un grande peso.

Anche negli sport individuali.
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Lun Mag 27, 2024 7:37 pm
Le motivazioni per cui le nazioni ingaggiano tecnici stranieri e viceversa sono molteplici e non mi interessa indagarle, perchè sono stranote.
Quello che mi piacerebbe sapere è la disparità fra atleti e tecnici. Che se diamo per buone le motivazioni sottostanti allo spirito che motiva tutte le competizioni internazionali di qualsiasi sport, non avrebbe ragion d'essere. Eppure è talmente una consuetudine, che nessuno sembra farci caso.

Per coerenza anche gli atleti dovrebbero avere la stessa libertà di gareggiare per la nazione che offre di più.
O viceversa, andrebbero autorizzati solo i tecnici con doppia nazionalità come accade agli atleti. Il che escluderebbe casi tipo Santarelli, Guidetti o Heynen che saltellano da una nazione all'altra come le api di fiore in fiore.

Anche perchè i comitati olimpici e internazionali dovrebbero decidersi: vogliono portare avanti l'universalità o l'esclusivismo nazionalistico? Come al solito l'accattonaggio politico ha la meglio su tutte le belle favole per i gonzi.
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MaurizioB
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Lun Mag 27, 2024 8:01 pm
La FIVB con le norme entrate in vigore il 1 gennaio 2024 ha colpito appunto questa possibilità: quella di fare mercato su campioni che, nelle loro nazionali forse non avevano sbocco ai palcoscenici a cui avrebbero potuto ambire. La regola ora vuoel che chi ha giocato in una squadra nazionale seniores non possa giocare in nessun altra. Nessuno impedisce a un giocatore o a una giocatrice di avere doppia cittadinanza ma, se cambia nazionalità sportiva, rinuncia a giocare per sempre in qualsiasi nazionale.

Un caso al limite è quello di Francesco Sani, il quale ha partecipato a un torneo internazionale (giochi panamericani) con la squadra seniores USA.

https://www.volleyball.it/2024/04/24/notizie/argomenti/vnl-maschile/articolo/vnl-lex-usa-sani-in-azzurro-ecco-il-perche.html

Il fatto che chi ha organizzato quel torneo non segua le regole FIVB (e la FIVB se ne lavi le mani) è davvero notevole.
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Lun Mag 27, 2024 8:13 pm
Marco-B ha scritto:Le motivazioni per cui le nazioni ingaggiano tecnici stranieri e viceversa sono molteplici e non mi interessa indagarle, perchè sono stranote.
Quello che mi piacerebbe sapere è la disparità fra atleti e tecnici. Che se diamo per buone le motivazioni sottostanti allo spirito che motiva tutte le competizioni internazionali di qualsiasi sport, non avrebbe ragion d'essere. Eppure è talmente una consuetudine, che nessuno sembra farci caso.
Come al solito l'accattonaggio politico ha la meglio su tutte le belle favole per i gonzi.

A me la distinzione non sembra bizantina. Chi gareggia è l'atleta, non l'allenatore, quindi conta la nazionalità dell'atleta. Il fatto che l'allenatore sia internazionale serve a livellare la competizione, che è tra gli atleti. Supponi che ci sia un velocista fortissimo del Burkina Faso, dove, per ipotesi di esempio, mancano gli allenatori. Non potrebbe mai gareggiare al livello degli altri che godono di una preparazione più evoluta, e le sue prestazioni, che magari potrebbero essere le migliori della storia dell'umanità, non verrebbero mai espresse appieno. Ha quindi senso mettere tutti nella possibilità teorica di gareggiare sullo stesso piano. Chiaro che chi rappresenta una nazione più ricca ha la possibilità di avere allenatori migliori, ma è anche verosimile che per un atleta molto promettente un allenatore sia disposto a lavorare, in vista della potenziale visibilità del risultato.
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Lun Mag 27, 2024 11:02 pm
Filo ha scritto:
Marco-B ha scritto:Le motivazioni per cui le nazioni ingaggiano tecnici stranieri e viceversa sono molteplici e non mi interessa indagarle, perchè sono stranote.
Quello che mi piacerebbe sapere è la disparità fra atleti e tecnici. Che se diamo per buone le motivazioni sottostanti allo spirito che motiva tutte le competizioni internazionali di qualsiasi sport, non avrebbe ragion d'essere. Eppure è talmente una consuetudine, che nessuno sembra farci caso.
Come al solito l'accattonaggio politico ha la meglio su tutte le belle favole per i gonzi.

A me la distinzione non sembra bizantina. Chi gareggia è l'atleta, non l'allenatore, quindi conta la nazionalità dell'atleta. Il fatto che l'allenatore sia internazionale serve a livellare la competizione, che è tra gli atleti. Supponi che ci sia un velocista fortissimo del Burkina Faso, dove, per ipotesi di esempio, mancano gli allenatori. Non potrebbe mai gareggiare al livello degli altri che godono di una preparazione più evoluta, e le sue prestazioni, che magari potrebbero essere le migliori della storia dell'umanità, non verrebbero mai espresse appieno. Ha quindi senso mettere tutti nella possibilità teorica di gareggiare sullo stesso piano. Chiaro che chi rappresenta una nazione più ricca ha la possibilità di avere allenatori migliori, ma è anche verosimile che per un atleta molto promettente un allenatore sia disposto a lavorare, in vista della potenziale visibilità del risultato.  
Questa  spiegazione che proponi segue il filo dell'ipocrisia che sottosta a tutto l'impianto teorico messo su dagli organismi sportivi internazionali.
E lo spieghi tu stesso quando dici "Chiaro che chi rappresenta una nazione più ricca ha la possibilità di avere allenatori migliori" e "mettere tutti nella possibilità teorica di gareggiare sullo stesso piano" e sottolineo "teorica".

Seguendo questa teoria, l'atleta di una nazione povera, grazie a un tecnico di una nazione ricca (ma non avviene il contrario?), si mette allo stesso livello di una nazione ricca. A parte che è appunto il contrario, cioè la nazione ricca si "compra" l'atleta povero lo nazionalizza e così ottiene soft power (vedi gli atleti fondisti e mezzofondisti di Bbahrein e EAU comprati qua e la in giro per le nazioni povere dell'africa.
Questi casi di tecnici di nazioni ricche che vanno a livellare verso l'altro gli atleti di nazione povere mi pare uscito direttamente da un libro fantasy.
Ma ammettiamo che fosse così. Se la nazione di Poveronia non ha infrastrutture dedicate allo sport, non ha tecnici, ma ha solo materiale umano a disposizione e quel materiale umano selezionato va ad allenarsi presso un'altra nazione con un tecnico di un'altra nazione (ambedue ricchi di soldi e infrastrutture) quell'atleta sta rappresentando realmente la condizione sportiva della sua nazione? O si tratta di un trucco? A me pare che, detta papale papale sia una presa per il cu.o. 
Facciamo vincere la lotteria dello sport a un poveroniano su 50milioni di poveroniani che non ce la faranno mai e ci facciamo belli alla tv raccontando la favola (iper costruita) dell'atleta cenerentolo che è un esempio per lo sport e per l'umanità. E annamo!  Twisted Evil
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Lun Mag 27, 2024 11:17 pm
O andiamo Marco, hai ragione ma non è tutto bianco o nero. Un tecnico italiano che va a lavorare per la nazionale dell'Iran sta facendo esattamente questo. L'Iran attualmente 16esimo nel ranking FIVB è una conseguenza del lavoro di Velasco anni fa. Non mi sembra un'utopia, certo esistono molte altre situazioni diverse, ma senza la mobilità dei tecnici sarebbe tutto molto più ingessato e lento come sviluppo in nuovi paesi. E chiaramente non solo per il Volley.
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Lun Mag 27, 2024 11:26 pm
Esistono chiaramente comportamenti predatori, e spesso le Federazioni internazionali li assecondano, ma ci sono anche le persone appassionate del proprio lavoro alle quali piace lavorare per sviluppare una disciplina sportiva in un paese nuovo. La stessa Turchia, attualmente prima nel ranking, viene dal nulla, sono stati i tecnici italiani, baltici ecc che hanno accelerato un processo che altrimenti avrebbe richiesto due generazioni. Che poi questo lo si ottenga comprando atleti altrove non va bene, ma stavamo parlando appunto della mobilità dei tecnici, non degli atleti.
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Mar Mag 28, 2024 12:42 am
Stai deviando il discorso.
A quello che può servire un tecnico lo sappiamo. Ma il senso SPORTIVO,  dove per sportivo si intende che ognuno gareggia con i SUOI mezzi, cioè con quelli che la nazione gli mette a disposizione, senza ricorrere a nulla e nessuno che provenga da ambiti che quella bandiera e quell'inno non rappresentino, quel senso è un' altra cosa
Mi spiace ma Velasco argentino, deve allenare solo e soltanto l'Argentina (quindi niente Italia di fenomeni).
Se l'Iran o la Turchia vogliono crescere lo dovranno fare non solo con i propri atleti ma anche con i propri tecnici. Che potranno crescere al loro interno come lo hanno fatto quelli delle nazioni vincenti senza tecnici di altre nazioni (Usa, Brasile, Russia, Cina, ecc...) altrimenti quell'inno e quella bandiera sono solo una buffonata come nella formula uno.
La gara fra nazioni serve per mettere alla prova chi fra le nazioni ha un movimento sportivo migliore. Del movimento non fanno parte solo gli atleti, ma anche i tecnici, i medici, i fisioterapisti, gli ingegneri, i politici e i magazzinieri.
Vincolare a delle regole solo l'atleta è un retaggio "classico" che vuole vedere l'atleta come un unicum, un eroe del suo popolo scelto a rappresentarlo. Nella realtà l'atleta è solo il necessario ingranaggio di una macchina che solo con quel "pezzo" non andrebbe da nessuna parte. Ci vogliono tutti i pezzi, per farlo vincere.
Se l'Italia dei fenomeni vinceva con un ct argentino allora doveva sventolare anche la bandiera argentina e dovevano suonare l'inno albiceleste. Oppure, se deve essere considerata una vittoria SOLO italiana, l'Italia dei fenomeni doveva vincere con un tecnico italiano.
Non mi pare difficile da capire.
Quelle bandiere e quegli inni che cosa mi dovrebbero rappresentare se no? Sostituiamoli con nomi inventati di squadre e con stendardi e colori di maglie inventari da bravi graphic designer, come con le squadre di club e smettiamola con questa ipocrisia di nazionalità un tanto al chilo.
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Mar Mag 28, 2024 12:50 am
Filo ha scritto: ci sono anche le persone appassionate del proprio lavoro alle quali piace lavorare per sviluppare una disciplina sportiva in un paese nuovo. 
Quando lo vedrò fare da tecnici finanziati con donazioni volontarie e dal 5x1000 crederò a questa bella favoletta, fino a che però la "passione" di queste persone si accenderà solo dietro lauto compenso, allora continuerò a pensare che mi stai raccontando una bella favola della buonanotte per sognare sogni d'oro.  drunken
Non voglio dire che non sia giusto che vadano dove pagano meglio e che guadagnino quello che meritano.
Ma smettiamola per favore con gli inni e le bandiere, se non vogliamo prenderci per i fondelli.
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